PIL Procapite
Il PIL procapite è il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un territorio in un certo intervallo di tempo e destinati ad usi finali diviso per il numero di abitanti.
Il PIL è un indicatore del livello del reddito nazionale; nei confronti internazionali viene utilizzato il PIL a parità di potere di acquisto (PPS) al fine di eliminare le distorsioni indotte dai differenti livelli dei prezzi: esso è calcolato come la media pesata dei prezzi di un paniere di beni e servizi che sono omogenei, comparabili e rappresentativi di ogni paese membro dell'Unione Europea.
Dal punto di vista economico il Piemonte mostra nel 2021 un PIL procapite, inteso come misura del livello di ricchezza medio regionale, simile a quello di alcune regioni europee di confronto, ma inferiore a quello di tutte le regioni del Nord Italia. Scendendo a livello provinciale nel 2020 è la provincia di Cuneo a mostrare il livello del PIL più elevato (32.300 euro a parità di potere d’acquisto per abitante), seguita da quella di Torino. Seguono le altre province, con il Vebano-Cusio-Ossola che si situa ai livelli più bassi (22.900 euro a parità di potere d’acquisto per abitante).
EUROSTAT, REGIO, NEW CRONOS.
I dati di contabilità nazionale sono armonizzati secondo il sistema europeo di contabilità nazionale e regionale (ESA2010); anche l'ISTAT fornisce i dati della contabilità regionale.
Il PIL è l'indicatore internazionalmente utilizzato per indicare il livello di ricchezza di un Paese o di un'area, ma è stato sottoposto a critiche dagli stessi economisti, che richiamiamo qui in maniera estremamente sintetica (Scidà, 2000):
- il PIL procapite è una semplice media derivante dalla sommatoria del valore di tutti i beni e servizi prodotti in un Paese destinato alla vendita diviso per il numero degli abitanti. Tale media non può dire nulla sulla diseguaglianza di distribuzione delle risorse (che come è noto è elevata e cresciuta notevolmente in anni recenti. Vedi Indice di Gini).
- qualsiasi tipo di produzione di beni viene computata sempre come attivo anche se procura passivi rilevanti in termini di distruzione di risorse naturali non rinnovabili o di costi sociali. A tale proposito alcuni indici alternativi propongono di sottrarre dal calcolo i consumi di capitale naturale e i costi di risanamento ambientale (ad esempio vedi indice di Osberg).
- qualsiasi attività contribuisca alla crescita del PIL viene considerata positiva per lo sviluppo economico e il benessere anche se non sempre lo è.
- i servizi prodotti non destinati alla vendita (valore calcolato su inputs) tendono a far lievitare indebitamente il PIL in vari modi, indipendentemente dall'effettivo servizio prestato alla collettività, soprattutto nel caso di servizi pubblici.
- non contabilizza l'economia sommersa: lavoro domestico e informale, per l'autoconsumo, e l'attività illegale.
La ricerca nel campo dello sviluppo e dello sviluppo umano in particolare ha evidenziato come l'eccessiva preoccupazione per la crescita del PIL e per la contabilità nazionale abbia sostituito l'attenzione verso i fini con un ossessione per i semplici mezzi (UNDP, 1990).
Quali misure alternative al PIL sono stati elaborati diversi indici, fra gli altri indichiamo i seguenti:
- l’Index of Sustainable Economic Welfare (ISEW), uno dei tentativi più ambiziosi di riformulare il calcolo di un indicatore di welfare economico;
- il Genuine Progress Indicator o AdjustedNet Saving, che tiene in considerazione la distribuzione dei redditi, i costi del crimine e dell’inquinamento così come il lavoro domestico e il volontariato.
- il Genuine Savings, indicatore basato sulla contabilità ambientale;
Istat, Annuario statistico 2022, Cap. 12 Contabilità nazionale
Un'ottima selezione di pubblicazioni riguardanti il PIL e le misure ad esso alternative per misurare il progresso delle società si trova nel sito Measuring the Progress of Society - OCSE.